Lunedì e martedì ho fatto un corso intensivo per alcuni sacerdoti in merito alla gestione di un sito web. Il primo giorno è stato dedicato alla registrazione dei nomi di dominio, al hosting di un sito e ad alcuni accenni al linguaggio html (e css). Condivido con voi le diapositive che avevo preparato il giorno precedente.
Il secondo giorno è stato dedicato alla piattaforma WordPress: che cos’è, come si utilizza, la gestione e l’installazione. Strada facendo abbiamo fatto delle escursioni su altri servizi e prodotti in seguito ad alcune questioni concrete come, per esempio, la necessità di ridurre il peso (la grandezza) delle foto fatte con il cellulare per renderli adatti alla pubblicazione su un sito. Anche qui avevo preparato una presentazione per orientare l’incontro.
Ieri sono partito presto da Nyundo. Il vescovo aveva degli incontri nella capitale e mi ha offerto un passaggio. Lungo la strada si vedeva la gente che andava al mercato con la merce in testa, sulla bicicletta o nei sacchi: prodotti agricoli, legna,… In base alla direzione del cammino si capiva se ci si stava avvicinando ad un centro abitato più grande (con mercato) o se ci si stava allontanando. La strada tra Nyundo e Ruhengeri è scorrevole. Arrivati a Ruhengeri c’era un piccolo intoppo e nella seconda parte del viaggio il panorama e la geologia cambia completamente con molte curve, salite e discese ed in alcuni punti una vista panoramica sulle montagne.
A Kigali ho incontrato il mio carissimo amico, trait-d’union con Nyundo, Jean Baptiste, sacerdote che ho conosciuto quando lavoravo ad Hasselt in Belgio negli anni 1996-2000. Le distanze si sono allungate, ma l’amicizia è rimasta. Mi aveva diverse volte invitato in Ruanda e amici comuni erano già venuti. Questa volta Chiara è stata catalizzatore ed eccoci qui.
Mi ha presentato sua cugina, Rose, di cui avevo già sentito parlare molto. Insieme sono sopravvissuti al genocidio, gli unici della loro famiglia. Dopo una seconda colazione / merenda, siamo andati al Memoriale per il Genocidio. Nelle successive sale didattiche sono spiegate le origini del pensiero “razzista”, la preparazione del genocidio, la perpetrazione, le conseguenze e la situazione attuale, non dimenticando altri genocidi avvenuti in Namibia, Cambogia, Germania, nei Balcani… Sono stati i colonizzatori tedeschi prima e i Belgi dopo che hanno “creato” la divisione razzista tra Hutu e Tutsi sulla scia degli studi antropologici ed etnologici dell’800. In realtà il Ruanda era un’unico regno con un’unica cultura e lingua, ma diverse classi sociali: La presenza straniera ha trasformato le classe sociali in differenze razziali, introducendo la distinzione in base al possesso di vacche (più di 10 = Tutsi; meno di 10 = Hutu) e ha impostato la propria politica coloniale su questa distinzione. L’appartenenza etnica era anche scritta sulla carta d’identità e questo ha in seguito facilitato il lavoro degli assassini durante il genocidio. Già alla fine degli anni ’50, prima dell’indipendenza del ’62, il potere Hutu aveva fatto delle vittime. La violenza contro i Tutsi è continuato dopo l’indipendenza (’63, ’67, ’73). Sotto il governo di Habyarimana le persecuzioni contuavano, sostenute anche da una propaganda della carta stampata e, soprattutto dalla radio. Si erano create anche delle milizie, Interahamwe, con la chiara intenzione di eliminare i Tutsi. I Tutsi fuggiti in Uganda hanno creato il Fronte Patriottico Ruandese (FPR) e agli inizi degli anni ’90 sembrava che si era arrivati a degli accordi, in Aruscia, Tanzania. L’assasinio di Habyarimana il 6 aprile 1994 e i radiomessaggi hanno dato inizio al genocidio che è durato 100 giorni e ha costato la vita a circa un milione di ruandesi (su una popolazione di 7 milioni).