Chiara ha finito il suo stage giovedì. Come l’avevamo pensato, ora possiamo passare del tempo insieme con Valentin e suo fratello Capitaine per scoprire il paese e visitare i loro parenti. Ma prima di partire abbiamo ancora visitato, insieme ad un’amica burundese di Chiara che era di passaggio a Kigali, il Memoriale del Genocidio. C’ero già stato qualche giorno fa, ma anche la seconda volta lascia un profondo senso di silenzio e l’interrogativo sulla cattiveria umana… Il pomeriggio di sabato, dopo un pranzo a buffet per 2.00€ a testa, ci siamo fatti portare ad una galleria di arte contemporanea ruandese, Inema, fondata da due fratelli di una famiglia di cinque figli. Anche gli altri fratelli sono artisti. Spero che Chiara pubblichi qualche foto che ha fatto all’interno della galleria. Io ne ho fatto alcune fuori.
Ieri siamo partiti in tarda mattinata in direzione sud-ovest per andare nella parte del paese dove Valentin ha passato la sua gioventù. Come negli altri viaggi, anche questa volta le strade erano pieno di curve. A Butare, nel distretto Huye, abbiamo visitato uno dei sei musei del paese, il Museo Etnografico del Ruanda, regalo del re belga Baldovino (anni ’80) e nel frattempo ingrandito. Si racconta la geografia, la lingua, la storia, la cultura del paese con molti artefatti esposti in modo ordinato, chiaro e con didascalie in tre lingue: kinyarwanda, francese e inglese. All’interno e nel giardino c’è una ricostruzione della capanna reale, autentica opera d’arte che le foto non possono rendere (anche per il profumo particolare dei materiali vegetali secchi utilizzati nella costruzione).
Abbiamo pernottato nella casa delle suore francescane a Kitabi. La congregazione è stata fondata a Brakel in Belgio. Attualmente hanno tante case in Ruanda e tante vocazioni. Le suore hanno del terreno che coltivano con l’aiuto di tre dipendenti e gestiscono una casa di accoglienza per bambini diversamente abili. L’inclusione è ancora un discorso a venire nel paese. Di solito le famiglie tengono questi bambini in casa.
Al nostro arrivo le suore ci avevano preparato una cena molto ricca ed abbondante. Le camere erano semplici, essenziali, con bagno comune nel corridoio. La colazione con tante cose buone, tra cui anche gli avocado che si può spalmare sul pane.
Le suore sono partite per la messa dominicale e noi siamo partici per il parco nazionale di Nyungwe. L’ingresso per gli stranieri non è economico: 60 dollari a persona, mentre i cittadini ruandesi pagano circa 5 euro e gli studenti ruandesi 3.5 euro, ma anche questo fa parte del contributo che possiamo dare allo sviluppo del paese. Sul piazzale del centro di accoglienza del parco erano depositati grosse ruote con fibra ottica. Entrando nel parco abbiamo visto scavato lungo la strada il fossato per la deposizione del cavo. I lavori sono più o meno a metà. Ci colpiva anche la presenza dei soldati lungo la strada quasi ogni 300-500 metri. E’ una misura di sicurezza per contrastare le bande di banditi e ribelli che sono una minaccia non solo per la popolazione, ma anche per il turismo nella regio. Il portaparola dei ribelli è stato arrestato e processato di recente.
Il percorso di due ore nel parco che passa sul ponte sospeso sopra le cime degli alberi era spettacolare. Abbiamo visto le scimmie mangiare negli alberi. Il parco naturale è una foresta primordiale con alberi secolari. Si riduce l’intervento umano al minimo per non disturbare l’ecosistema. Tutti gli alberi sono indigeni con radici profonde, ma lenti nella crescita e perciò economicamente non redditizi, ma ecologicamente determinanti per la conservazione del suolo. Più del 70% delle riserve di acqua del paese proviene dalla foresta di Nyungwe che funziona come una spugna. A secondo da dove cade la pioggia, l’acqua finisce nel fiume Congo (Ovest) e dunque nell’Atlantico oppure nel Nilo (Est) e dunque nel Mediterraneo. La conservazione della foresta e la protezione contro braconieri, il taglio di legname, il furto di terreno per la pastorizia è dunque di primaria importanza non solo per il territorio stesso, ma per il resto del paese e per una parte del continente africano stesso.
Dopo la nostra visita ci siamo diretti verso Nyamusheke, zona natale di Valentin. Lungo la strada, sempre nella foresta, abbiamo visto diversi gruppi di scimmie, anche mamme con piccole. Di colpo usciti dalla foresta, ci siamo trovati nelle distese di tè. Proseguendo, già prima di raggiungere il suo villaggio abbiamo incrociato conoscenti lungo la strada e mentre c’eravamo fermati, è passato un suo compagno di scuola. Con crescente meraviglia e spiegato da suo fratello, costatava quanto in questi nuovi anni il posto dove ha passato la sua gioventù è cambiato. In alcune parti i piccoli negozi hanno dovuto fare spazio ad una strada ampia e comoda. La sua casa paterna è stata completamente trasformata. Dove prima c’erano bananiere e campi, ora si trova incluso tra il palazzo comunale costruito due anni fa e il nuovo centro di salute. Rivedere il vecchio serviente della famiglia era commovente.
Visto che non avevamo ancora fatto pranzo, Capitaine ci ha portato ad un ristorante in riva al lago percorrendo una strada che non avremmo mai trovato. E’ un posto dove prima veniva solo i bianchi. Ora c’erano alcune famiglie del posto e alcuni congolesi che si stavano godendo la domenica. Qualcuno faceva anche il bagno. Abbiamo mangiato in quattro: due pesci del lago, patatine fritte e una specie di arrosticini, il tutto per la modica somma di circa 27.00 €!
Domani seguiranno altre fotografie.
Carissimi Chiara e Bruno grazie alle vostre condivisioni ho potuto conoscere delle realtà che non avrei mai sognata di poter visitare. Vi ringrazio di tutte le foto incantevoli che avete postato. É stato un tuffo in un meraviglioso mondo dove la Natura ha ancora grande dignità. Grazie ai colori, ai suoni, al sorriso dei bambini, alle preghiere e attraverso i video mi sono sentita partecipe di questa forte esperienza, peccato che i profumi, i sapori e gli odori non si possano percepire dallo schermo altrimenti sarebbe stata per me un esperienza vissuta al cento per cento. Chiara con il tuo stile comunicativo hai reso tanto gradevole e molto affascinante tutto il Report. Un grande abbraccio a voi due di stima e affetto. Caterina Patricelli
Grazie!!!