Ormai siamo tutti – Valentin, Chiara ed io – tornati alle nostre rispettive case, chi con più, chi con meno bagagli. Valentin e Chiara hanno sicuramente resi felici tanti “expat” con i prodotti che hanno portato dal Ruanda, tra farina di manioca, frutta esotica, regali ecc.
Gli ultimi giorni a Kigali sono stati ancora pieni di incontri. Amici che ci volevano salutare prima della partenza, compere, ringraziamenti,…
Lunedì sono stato con Jean Baptiste e sua cugina Rose alla Chiesa memoriale di Nyamata (immagini) dove sono stati uccisi in modo atroce migliaia di persone. Si è deciso di lasciare la chiesa intatta, com’è rimasta dopo il Genocidio e di costruire una nuova chiesa vicina. Nel memoriale sono conservati i vestiti delle vittime, ritrovati nelle fossi comuni. Portano ancora la testimonianza delle atrocità: si vedono i tagli delle machete, i manici legati, vestitini di bambini,… Le tracce di sangue sono state eliminate dal tempo… L’altare, il tabernacolo, le vetrate: tutto rotto. I buchi nella soffitta di latta da dove hanno sparato sulla gente che si era rifugiato nel luogo sacro. Il cemento spazzato via dalle granate buttate in mezzo alla folla in trappola. Le due fossi comuni che non bastano più per dare un ultimo riposo ai resti umani che si continuano a scoprire nei dintorni, anche su indicazione di qualche carnefice che dopo 25 anni decide di raccontare… le bare stipate nella chiesa in attesa di aprire un nuovo sacrario…
L’ingresso al memoriale con la chiesa di Nyamata e le tombe
Le casse che contengono i resti delle pessone uccise nella Chiesa e nei dintorni
C’è anche la tomba di Antonia Locatelli, una volontaria italiana di Bergamo, uccisa il 9 marzo 1992 dopo aver denunciato quello stesso giorno su Radio France Internationale e sul BBC il ruolo del governo di allora nelle uccisioni che prendevano di mira i Tutsi nella zona di Bugesera (più di 500 vittime in una settimana).
La tomba di Antonia Locatelli che ha denunciato i massacri, pagando la sua denuncia con la vita
La zona malsana era abitata da Tutsi. Molti di loro vi erano stati deportati a partire dalla fine degli anni ’50 e in particolare nel 1963 dal nord del paese, in particolare nel territorio paludoso infestato dalle mosche tse tse che provocano la malattia del sonno, con l’intenzione di farli deperire. Sono però riusciti a bonificare e coltivare il terreno, che, non essendo mai stato coltivato, era molto fertile diventando così in qualche modo il granaio del paese.
La sera il vescovo, di ritorno da un intenso Simposio [giubilare – 50 anni dall’istituzione da parte di Paolo VI] delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) a Kampala, ha invitato Jean Baptiste e me a cena in un bellissimo albergo. E’ stato un momento di grande amicizia e gioia.
Le immancabili banane per Jean Baptiste!
Anche a tavola si è continuato con i computer 🤣
Il vescovo ci verrà a trovare a fine gennaio – inizio gennaio 2020 quando verrà in Europa per diversi incontri e faremo dei progetti per l’anno prossimo…
Ringrazio tutti voi per aver seguito le nostre vicende su questo blog e condiviso la nostra amicizia con il popolo ruandese. AMDG. Un caro saluto.
Che bello leggere i suoi post!
È stato un po’ come vivere quest’esperienza con voi tutti.
Vi sono stata spiritualmente vicina, e questo “diario di bordo” lo ha reso davvero reale.
Un caro saluto 😊
❤
Che esperienza meravigliosa dev’essere stata! Ho letto, man a mano, tutti i post. Grazie per aver condiviso questo viaggio!
Buon rientro!